“ Il sonno degli uomini è più sacro che la vita per gli appestati; non si deve impedire alla brava gente di dormire. Ci vorrebbe del cattivo gusto, e il buon gusto consiste nel non insistere, è cosa che tutti sanno. Il cattivo gusto mi è rimasto in bocca ed io non ho cessato d’insistere, ossia di pensarvi”
Albert Camus, La Peste
Il 7 di Luglio dell’anno 2017 iniziava il G20, l’ennesimo summit internazionale come ormai molti se ne tengono durante l’anno in cui un manipolo di padroni del mondo si incontra per sedere ad un tavolo, compiacersi a vicenda sorseggiando vini pregiati, disquisendo di come spartirsi il saccheggio del pianeta esanime nel quale viviamo. Capita così che il neoliberista di respiro europeo Macron stringa la mano del dittatore genocida Erdogan in un salotto ben arredato mentre ci si accorda sulle strategie di soppressione e violenta repressione delle rotte migratorie di transito in Turchia verso l’Europa occidentale, succede che la conservatrice simpatica ai progressisti Merkel sorrida alle battute del razzista stupratore Trump mentre si decide su come devastare l’ecosistema ed avvelenare l’atmosfera oltre il punto di non ritorno, accade che l’oligarca autoritario nazionalista Putin riceva una pacca sulla spalla dal fantoccio Gentiloni mentre concede qualche metro cubo di metano in più in cambio del silenzio in occasione della prossima Crimea o della prossima legge omofoba ed omicida. Succede tutto questo, per tutti i giorni dell’anno tutto l’anno.
Imperversa la Peste mentre la brava gente dorme.
Dalle rivolte di Genova, Seattle, Heiligendamm sono passati molti anni, si pensa che non vi sia nulla da temere. Quel movimento di protesta è morto, dicono. La famigerata ‘globalizzazione’, che in quegli anni era spauracchio di un futuro incerto, oggi è il presente, talmente attuale quasi da non poter immaginare di vivere senza. Tutto ciò che usiamo, ciò che mangiamo, che guidiamo o vestiamo è prodotto in schiavitù altrove, da altri/e che non percepiamo e riconosciamo come persone, dei cui destini non ci curiamo e che non riescono a fare presa sulle nostre coscienze assopite. Questa volta tuttavia, i padroni del mondo scelgono di incontrarsi nel pieno centro di Amburgo, quasi per sfida. Una città la cui storia è ricca di lotte per la giustizia sociale, che celebra periodicamente l’autonomia di alcuni quartieri con proteste e rivolte. Ed è proprio in uno di quei quartieri, Lo Schanzenviertel, che i potenti si incontreranno per celebrare la loro farsa.
La sfida viene accolta e da mesi prima inizia una mobilizzazione che lascia presagire la volontà di opporsi con determinazione, si annuncia una larga partecipazione. Nei giorni prima del Summit compagne e compagni da tutta Europa si incontrano nella città tedesca, mentre la polizia mette in pratica da subito una politica di tolleranza zero: le case vengono perquisiste, iniziano gli arresti preventivi dei ‘soliti noti’, il campeggio dove le persone di fuori si erano radunate viene sgomberato con la forza. La strategia repressiva che la polizia intende mettere in atto si palesa in modo ancora più chiaro durante il corteo del 6 luglio, in cui sbirri antisommossa attaccano da più parti prima ancora che si possa muovere un passo, costringendo le persone a fuggire tra i lacrimogeni nella zona del porto. L’efficienza dell’apparato repressivo sembra inscalfibile e tutto lascia presagire che i tre giorni proseguiranno senza che la quiete venga turbata, mentre tiranni e dittatori godono dell’eccellente programma previsto tra una cena di gala ed un aperitivo con vista.
Nella giornata di Venerdi 7 Luglio tuttavia qualcosa sembra cambiare sin dalla mattina, quando auto di lusso e veicoli diplomatici ardono in diverse parti della città creando fitte colonne di fumo nero. Azioni spontanee di gruppi autonomi si susseguono durante la giornata, diversi cortei non autorizzati attraversano le strade e simboli del capitale vengono attaccati. La polizia non riesce a reagire in tempo, vengono richiesti rinforzi dalle città vicine e squadre di sbirri arrivano ad Amburgo con colonne di auto sulle autostrade o in elicottero. Ma non basta. Gruppi affini iniziano a convergere verso lo Schanzenviertel, proprio il quartiere dove all’interno della Messe (Fiera) si sta svolgendo il Summit. Si ergono barricate, si combatte la polizia e la si costringe fuori dal quartiere per ore. Banche e supermercati vengono assaltati, le strade sono occupate. “Sembrava di essere ad Aleppo” dirà il giorno dopo un cittadino scandalizzato e che probabilmente non ha mai visitato la città siriana. Proprio quella Aleppo martoriata dalle bombe di Putin, Erdogan e Trump che a pochi metri da quel cittadino preoccupato decidevano del futuro della Siria e di chissà quali altre guerre future.
La quiete è stata turbata.
Durante la rivolta contro il G 20 di Amburgo un nostro compagno, Riccardo, è stato arrestato ed è attualmente detenuto nel carcere di Billwerder. A lui come ad altri 35 manifestanti di cui altri 5 italiani, è stata confermata la custodia cautelare in attesa di processo. Poco ci importa conoscere dettagli, non ci interessa definire il come. Sappiamo il quando, sappiamo il perché. Perchè l’apparato di polizia tedesca umiliato dalle strade in fiamme tentava con squadre speciali e fucili alla mano di rifarsi la faccia arrestando in massa chi in strada era rimasto e intendeva lottare con determinazione. Davanti alla rabbia incontenibile il Potere rivela il suo vero volto e lo esplicita in tutta la sua brutalità.
Il momento storico nel quale ci troviamo ha estremizzato le responsabilità e le conseguenze del sistema capitalista sulle nostre vite. Davanti al progressivo sgretolarsi del quotidiano (ormai fatto di alienazione, lavori estenuanti e mal remunerati, rapporti umani finti e filtrati da onnipresenti gingilli tecnologici) che marcia di pari passo alla irrecuperabile distruzione del pianeta che ci ospita, riteniamo l’azione e la resistenza non solo difendibili, ma urgentemente necessari. La solidarietà a Riccardo ed a tutte/i le/i prigioniere /i arrestate /i in occasione del G 20 di Amburgo diviene elemento di continuità con quei giorni di lotta, per essere ogni giorno sabbia negli ingranaggi della macchina assassina del capitale, per protrarre ed allargare la volontà di opposizione contro coloro che permettono al sistema gerarchico e capitalista di esistere e che da esso traggono profitto.
Supportiamo i prigionieri estranei alla logica della dissociazione e della presa di distanza. Crediamo che il punto di forza dimostrato in questa lotta si realizzi anche nella scelta di continuità degli imputati, successivamente all’arresto, rispetto alla volontà di partecipare alle giornate contro il g 20. In questo caso, nell’assenza di differenziazione fra “buoni e cattivi” si realizza un superamento rispetto al passato italiano. La coesione fra gli imputati diventa un punto di forza sia per affrontare la repressione che per il rilancio e la continuità della lotta stessa.
Contemporaneamente alla presenza solidale sotto al carcere di Billwerder ad Amburgo, organizzata per la giornata di domenica 6 agosto, invitiamo ad un presidio solidale nella piazza San Lorenzo a Genova, per dimostrare la nosra vicinanza ed il nostro supporto agli arrestati.
Un abbraccio solidale a Riccardo ed a tuttx le/i prigioniere /i di Amburgo!
Solidarietà e forza ai rivoltosi del g20!
Compagni e solidali da Genova